Risorgimento e il '48 vicentino
L'attacco decisivo fu quello del 10 giugno. Trentamila soldati imperiali con 50 cannoni investirono la città. L’ordine d’attacco alla città di Vicenza del Maresciallo Radetzky (la copia originale è conservata in archivio) è forse il documento più importante dell’intera vicenda del Quarantotto Vicentino. L'azione principale austriaca si sviluppò contro le posizioni di monte Berico, vera chiave di volta nella difesa vicentina; posizione presidiata da forze regolari pontificie e da volontari.
Manovre secondarie in pianura avevano compiti di sostegno dell'azione principale.
I difensori della città erano in tutto 11.000 uomini con 38 cannoni; queste forze erano al comando del generale Giovanni Durando.
Il sistema difensivo dei Colli Berici era ordinato su linee successive situate a Castel Rambaldo, al colle Bella Guardia, al colle Ambellicoli e Villa Guiccioli, in prossimità del Santuario.
Gli austriaci occuparono dapprima Castel Rambaldo poi presero, persero e ripresero la Bella Guardia, anche se la lotta più accanita si svolse attorno al colle Ambellicoli, la posizione più importante del sistema difensivo vicentino.
Fu attaccato con forza e difeso con grande valore, ma la grande sproporzione numerica a favore dell'attaccante lasciava pochi dubbi sull'esito del combattimento.
Mentre il Santuario veniva difeso da pochi valorosi risoluti al sacrificio, il grosso dei difensori si ritirava ordinatamente, tentando anche un ultimo contrattacco che però che però non poteva cambiare le sorti della giornata.
Perduto il monte la città diventava indifendibile, anche per mancanza di riserve da gettare nella lotta.
Furono pertanto avviate trattative di resa. Dopo lunghe e non sempre serene discussioni fra i plenipotenziari delle due parti, l'intesa venne raggiunta e firmata a Villa Ca' Balbi all'alba dell'11giugno 1848. I difensori sarebbero usciti dalla città con l'onore delle armi per ritirarsi sulla destra del Po, impegnati a non combattere con l'Austria per tre mesi. Le perdite furono: austriaci 304 morti, 541 feriti, 140 dispersi; italiani 293 morti e 1665 feriti.
La caduta di Vicenza, città di rilevante posizione strategica, ebbe conseguenze molto negative sullo svolgersi della guerra e diede luogo anche ad aspre e lunghe polemiche.
L'uscita da Vicenza delle truppe italiane, dopo la capitolazione, 11 giugno 1848