Ritratto di guerriero con fanciulla
Autore | Francesco Dal Ponte, detto Bassano |
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Periodo | (Bassano del Grappa 1549 - Venezia 1592) |
Datazione | 1578 |
Supporto | Tela, 187x109,5 |
Inventario | A 24 |
Autore della scheda | Luisa Attardi |
Il giovane uomo, dallo sguardo intenso ed enigmatico, impugna con la mano destra una lancia spezzata. Questo particolare, assieme all’elmo riverso a terra e alla presenza di una soave bimbetta con un fiore in mano, lascia supporre la conclusione di una guerra o la morte stessa dell’effigiato. Il tocco veloce, i colori e la luminosità di ascendenza tizianesca creano un interessante gioco di luci soffuse e di riflessi.
Questa tela risale al 1578. A quell’epoca Francesco Bassano, da poco trasferitosi a Venezia, aveva avviato una propria bottega pur continuando a mantenere stretti rapporti di collaborazione con il padre Jacopo ed era impegnato nella realizzazione delle tele per i soffitti di Palazzo Ducale. Forte su di lui è l’influenza, a queste date, della pittura dell’ultimo Tiziano, come dimostrano le striature di luce sulla corazza del guerriero del Museo vicentino, ottenute con rapidi tocchi di pennello, e gli effetti di rifrazione luminosa sulla veste della bambina.
I giochi di luce, i riflessi e le sfumature cromatiche sono il frutto del confronto tra l’artista bassanese, che non era solito cimentarsi nel campo della ritrattistica, e la coeva pittura veneziana, come attesta la sapiente costruzione dell’opera, chiaramente ispirata ad analoghe soluzioni di Veronese, basata sul preciso incontro delle diagonali prospettiche.
Descrizione figurativa
Questo "Ritratto di guerriero con fanciulla", olio su tela di Francesco dal Ponte detto Bassano, offre degli spunti affascinanti ed enigmatici. Rappresenta un soldato dell'epoca, la cui corazza riflette striature di luce di chiara influenza tizianesca, il cui sguardo si rivolge allo spettatore interrogandolo quasi sulla sua sorte; regge con la destra una lancia spezzata, mentre giace a terra un elmo rovesciato; una bimba, vestita con un elegante abitino chiaro e lungo, affianca il guerriero tenendo in mano un fiore: tutti simboli questi della conclusione di una guerra oppure della morte stessa del soggetto ritratto. Non lo sapremo mai e lo stesso sguardo enigmatico del guerriero sembra rafforzare, anziché sciogliere, questo dubbio.
Descrizione audio
Cartellini
su foglio bianco, scritta a macchina Inv. A-24/ FRANCESCO BASSANO/ (Bassano 1549 - Venezia 1592)/ Giovane gentiluomo armato e fanciullona col fiore/ olio su tela, cm.185x106/ legato Paolina Porto Godi, 1826; su carta bianca, a stampa con inchiostro nero INTERLINEA/ FINE ARTS PACKERS/ F83/ TITOLO DELL’OPERA “RITRATTO DI UN/ GUERRIERO…” DI F. BASSANO/ EX CIVICI MUSEI VICENZA
Provenienza
legato Paolina Porto Godi, Vicenza 1826
Restauri
2008, Francesca Mariotto
Inventari
1826: 47. Camera a mattina sopra il Corso. Ritratto d’un guerriero con fanciulla. Leandro Bassano. Lire 50; 1831: 108. Sala detta del Consiglio. Bassano Leandro. Ritratto di un guerriero con fanciulla. Galleria Porto, n. 4321 del 1826, 47; [post1834]: 188. Bassano Leandro. Ritratto d’un guerriero con fanciullo, 9; 1854: 9. 1.88. 1.10. Leandro Bassano. Ritratto d’un guerriero con fanciullino, figura intera; [1873]: Stanza dei ritratti, parete II, 39. Leandro Bassano, nato 1558, morto 1628. Giovane guerriero, tutta figura; 1873a: c. 8, 39. Leandro da Ponte. Ritratto di giovane guerriero con fanciulla; 1902: c. 83, 379 (362). 40. Ritratto di giovane guerriero con fanciulla [corretto su fanciullo]. Tela ad olio. Alto 180, largo 105. Leandro da Ponte. Guasto. Deperita; 1907: 363 (362). Leandro da Ponte. Ritratto di giovane guerriero con fanciulla. Tela, 1.80x1.05; 1908: 362 (24). Leandro da Ponte detto il Bassano. Ritratto di giovane guerriero con fanciulla (tela, 1.80x1.05). Nel 1908 si trova nella stanza dei ritratti. Nel 1873 si trovava nella stanza dei ritratti al n. 39. Nel catalogo a stampa del Magrini dell’anno 1855 si trova in sala al n. 33 col titolo: Ritratto di un guerriero con fanciullo. Nell’inventario di consegna della Pinacoteca al Museo dell’anno 1854 porta il n. 9 col titolo: Ritratto di un guerriero con fanciullino, figura intiera e colle dimensioni 1.88x1.10. Proviene da legato Paolina Porto Godi del 1826 col n. 47 e col titolo: Ritratto di un guerriero con fanciulla; 1910-1912: 24. Numerazione vecchia: 362 numerazione Commissione d’inchiesta 1908; 379 catalogo 1902; 39 catalogo 1873; 33 Magrini catalogo a stampa 1855; 9 inventario 1854; 47 n. del legato 1826; 24 catalogo 1912; 24 catalogo 1940; 24 inventario 1950. Provenienza: pervenuto nel 1826 per legato Paolina Porto Godi. Collocazione: sala III dei vicentini. Forma e incorniciatura: rettangolare con cornice. Dimensioni: alto m 1.80, largo m 1.05; inventario 1950 1.85x1.06. Materia e colore: tela dipinta ad olio. Descrizione: Ritratto di guerriero con una fanciulla. Autore: Leandro da Ponte detto il Bassano; inventario 1950 Francesco Bassano; per Berenson opera di Leandro; W. Arslan certamente di Francesco; secondo prof. Heinemann (comunicazione orale 31.7.57) si tratta di Gerolamo Bassano e bottega, comunicazione riconfermata. Bibliografia: W. Arslan, I Bassano, Bologna 1931, p. 286.
Descrizione tecnica
Il quadro era assegnato a Leandro Bassano, celebrato ritrattista nell’ambiente veneziano, sin dall’inventario della collezione da cui proviene, fintantoché Adolfo Venturi (1929) non vi ha riconosciuto il tocco del fratello più anziano, Francesco, seguito da Arslan (1934) e dalla critica successiva, con l’eccezione di Berenson (1932, 1957). Heinemann aveva pensato invece a Gerolamo Bassano con l’aiuto della bottega (comunicazione orale).
Concepito come un monumentale esercizio di ritrattistica ufficiale, secondo la moda della Venezia cinquecentesca, inaugurata da Tiziano e sviluppata da Tintoretto e Veronese, il dipinto sembra contraddire nella sua più intima essenza proprio la solennità dell’impianto a figura intera scelto dal pittore, che si era educato alla concezione fortemente interiorizzata dell’uomo espressa da Jacopo Bassano nei ritratti a partire dagli anni della tarda maturità. Si avverte infatti il contrasto tra l’aspetto pomposo della “messa in scena spiritosa e un po’ carnevalesca del giovane armigero sorridente nella corazza sfilata da luci […] e con quella piumetta arricciolata e baldanzosa che dà l’ultimo tocco alla parata da burla e par strappata alla coda dei galli dipinti da Francesco nei suoi paesi” (Venturi², 1929) e l’espressione del volto del guerriero, attenta all’individuazione dell’umore interiore, di un intimismo assai vicino al linguaggio paterno.
Nel 1578 Francesco si è trasferito a Venezia, dove inizia un’attività autonoma con una propria bottega, senza interrompere la collaborazione con il padre. Il doppio ritratto è databile agli inizi del soggiorno veneziano, quando Francesco è impegnato nell’importante commissione delle tele per i soffitti di Palazzo Ducale. Il tocco veloce delle luci strisciate sull’armatura con sfumature e riflessi azzurrini e cinerini, rossi e bianchi, quasi a cogliere i colori dell’ambiente, e la sapienza negli effetti di rifrazione luminosa nella veste della bimba, che tingono il rosa violaceo del tessuto di velature gialle, sono l’esito di un nuovo confronto con la pittura veneziana, introdotto già nell’Apparizione della Vergine ai santi Giovanni Battista e Nicola (Venezia, chiesa di San Giacomo dall’Orio), primo incarico nella città lagunare di Francesco, eseguito con l’aiuto del padre. Ed è infatti Jacopo a condurre in questa direzione sul finire dell’ottavo decennio: da una rinnovata esperienza tizianesca il pittore si muove nel sottomettere i toni alti del colore entro il calore soffuso dell’atmosfera, in opere come la Circoncisione del 1577 a Bassano (Museo civico, inv. 21), dove si è ormai compiuta l’esperienza del tocco prezioso e frantumato che faceva brillare i colori sulla penombra costruita dalle “mezze tinte” della celebre pala raffigurante San Valentino battezza santa Lucilla (Bassano del Grappa, Museo civico, inv. 15).
Tutto veronesiano è il dipinto, nel taglio della composizione con la figura in piedi accompagnata dalla bambina, delizioso brano di valore cromatico e prospettico - misura infatti una diagonale che da destra interseca il piano obliquo costituito dal braccio e dalla gamba avanzata del soldato - e nella pittura che richiama lo splendore delle superfici seriche del Caliari.
Parallelo al doppio ritratto, nelle armoniose modulazioni dei neri veronesiani della veste, è il Ritratto d’uomo con clessidra e astrolabio di Vienna (Kunsthistorisches Museum, n. 5775), che Francesco, già a Venezia, sembra eseguire sulla traccia del Ritratto di Francesco I de’ Medici (Kassel, Staatliche Museen, Gemäldegalerie Alte Meister, cat. GK 515), attribuito a Francesco da Arslan (1960, I, pp. 191-192, 218), ma pubblicato come Jacopo alla data 1578 circa da Ballarin Al.² (1995, II, ill. 220), come prova del momento di massima tangenza con la maniera tarda di Veronese, nelle luci che sulle superfici si spezzano in un gioco di riflessi e vibrazioni.
Non c’è l’atteggiamento dimesso ma di forte presa psicologica con cui Jacopo ritrae la nobiltà di provincia, poco avvezza alle pose ufficiali, documentato nel Museo di Vicenza dal Ritratto d’uomo con barba grigia (cat. 148 A 30), ma il pittore non può rinunciare alla naturalezza dell’immagine e alla sensibilità per un rapporto diretto e colloquiale anche con il granduca fiorentino.
Bibliografia
Magrini, 1855, p. 53, n. 33 (Leandro Bassano); Zottmann, 1908, p. 65 (Leandro Bassano); Ongaro, 1912, p. 27 (Leandro Bassano); Venturi A.², 1929, pp. 1274-1279, 1299; Arslan, 1931, p. 286 (Leandro Bassano); Berenson, 1932, p. 62 (Leandro Bassano); Arslan, 1934, p. 7 (assai probabilmente di Francesco Bassano), p. 14 (certamente di Francesco Bassano); Berenson, 1936, p. 54 (Leandro Bassano); Fasolo, 1940, p. 74 (Leandro Bassano); Dalla Pozza, 1949, p. 5; Magagnato¹, 1949, p. 103; Barbieri, 1952, p. 12; Magagnato, 1953, p. 174; Barbieri², 1956, p. 227; Barbieri-Magagnato, 1956, p. 178; Berenson, 1957, I, p. 24 (Leandro Bassano); Berenson, 1958, I, p. 25 (Leandro Bassano); Arslan, 1960, I, p. 224; Barbieri, 1962, II, p. 13; Barioli-Ballarin An., in Il Gusto e la Moda…., 1973, p. 46; Ballarin An., 1982, p. 51; Attardi, in Capolavori…, 1998, pp. 64-65, cat. 19; Villa, 2002, p. 77.
Esposizioni
Vicenza, 1973, p. 46; Kiev, 1998, pp. 64-65, cat. 19.