Sant’Antonio da Padova
Autore | Andrea Busati |
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Periodo | (dalmata, prima metà del secolo XVI) |
Supporto | Tela (trasporto da tavola), 167,2x85 |
Inventario | A 169 |
Autore della scheda | Giovanni C.F. Villa |
Iscrizioni
firmato in un cartiglio in basso, a sinistra: Andreus Bussatis/ In Veneci-·a·-pinxitProvenienza
dono Conte Carlo Clemente Barbieri, 1854 (MCVi, Museo, Doni, b. 1, fasc. “Clemente Carlo Barbieri”, verbale di consegna del 1854, dic. 30: Antonio Magrini, presidente della Civica Commissione alle cose patrie di Vicenza scrive a Clemente Carlo Barbieri comunicando che i sei dipinti da lui donati sono pervenuti al Museo Civico, segue l’inventario: “5. Figura intiera di San Antonio di Andrea Busato, pittore veneziano del secolo XV”)Restauri
1908, Franco Steffanoni; 1957, Giuseppe Giovanni Pedrocco; 1987, Paolo BacchinInventari
[1873]: Antichi vicentini, quarta stanza a tramontana, parete III, 16 (14). Andrea Bussati, con nome. Sant'Antonio di Padova; 1873a: c. 6, 20. Andrea Bussato. In tavola. Sant'Antonio da Padova; 1902: c. 49, 226 (216). 218. Sant'Antonio. Tavola centinata [corretto su ad olio]. Alto 1.70, largo 0.85. Andrea Bussato. Urge, molto guasto e deperito. Non buona. Dono Clemente Barbieri [corretto su legato Robustello]. Questo dipinto, che tanto ricorda la derivazione da Cima da Cone<gliano>, ha un cartellino con la scritta Andreas Bussatis in Venetia pinxit; 1907: c. 24, 218 (216). Andrea Busati di Stefano, la sua famiglia proveniva dalla Dalmazia o dall'Albania, si crede allievo del Cima, la cedula testamentaria da lui stesa addì 4 agosto 1528 fu presentata al notaio il 25 marzo dell'anno dopo. Sant'Antonio. Tavola centinata, 1.70x0.85. Dono del conte Clemente Carlo Barbieri [corretto su legato Robustello]. Questo dipinto, che tanto ricorda la derivazione da Giovan Battista Cima da Conegliano, ha un cartellino con la scritta: Andreas Bussatis in Venetia pinxit; 1908: 216 (169). Andrea Bussati (firmato). Sant’Antonio (tavola, 1.70x0.85). Nel 1908 si trova nella terza stanza a sinistra. Nel 1873 si trovava nella stanza degli antichi al n. 15. Nel catalogo a stampa del Magrini dell’anno 1855 si trova in sala al n. 25. Nell’inventario del 1854 non figurava perché fu donato in quell’anno al Museo dal conte Carlo Clemente Barbieri e in tale catalogo porta il n. V; 1910-1912: 169 (174). Numerazione vecchia: 216 numerazione Commissione d’inchiesta 1908; 15 catalogo 1873; 25 Magrini catalogo a stampa 1855; 226 catalogo 1902; V catalogo del donatore conte Barbieri; 169 catalogo 1912; 169 catalogo 1940; 169 inventario 1950. Provenienza: dono del conte Carlo Clemente Barbieri 1854. Collocazione: sala dei veneti antichi. Forma e incorniciatura: rettangolare con cornice nera. Dimensioni: alto m 1.70, largo 0.85; inventario 1950 1.66x0.85. Materia e colore: tavola a tempera (dipinto ora trasportato su tela). Conservazione e restauri: restaurato da F. Steffanoni nel 1908; 1957, prof. G. Pedrocco, asportazione dei restauri alterati, restauro pittorico. Descrizione: Sant’Antonio, firmato: Andreas Bussatis Venetia pinxit. Autore: Andrea Bussato; catalogo 1912 Andrea Bussato; catalogo 1940 Andrea Bussato; inventario 1950 Andrea Bussato; il prof. Heinemann ci ha comunicato a voce il 30 aprile 1957 che al Museo del Louvre c’è un disegno rappresentante lo stesso soggetto, attribuito al Bellini; il disegno, di cui ci è stata inviata una copia fotografica, qui acclusa, è attribuito al Basaiti.Descrizione tecnica
La buona leggibilità del dipinto, cui non ha nuociuto che a livello cromatico il trasporto da tavola su tela, è testo esemplare del pittore d’origine albanese che, pur professandosi allievo di Giovanni Bellini, si rivela come uno strettissimo seguace di Cima da Conegliano, dalle cui opere deriva la quasi totalità della sua produzione conosciuta. Del sant’Antonio vicentino fu Pallucchini, nel 1944, ad individuare la fonte, indicandola nell’omonimo santo ritratto da Cima nel polittico di Miglionico (Potenza): opera datata 1499 e dove compare anche un san Francesco dall’ancor più stringente affinità con il firmato testo di Vicenza, quasi copia in controparte. Sola libertà che Busati si concede è l’indugio su un basso paesaggio d’acque di matrice belliniana posto a vivacizzare la glaciale figurazione del santo, messo anche in relazione, questa volta da Heinemann (1962, I, p. 68 n. 231 g; II, ill. 397), con un disegno del Louvre che lo studioso attribuiva proprio a Busati e che è stato ricondotto in un più generico ambito cimesco da Peter Humfrey (1983, pp. 175- 176).
La temperatura stilistica del dipinto vicentino è da valutarsi in rapporto ad un’altra opera firmata da Busati, il Compianto su Cristo morto della National Gallery di Londra, cui rinviano le scabre architetture nell’essenziale paesaggio, oltre che il semplificato trattamento di panni e la chiarificazione formale dei piani luminosi che induce a collocare il dipinto nella produzione dell’artista del primo decennio del cinquecento.