Natura morta con fiori e frutta

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AutoreGiuseppe Vicenzino Volò
Periodo(Milano 1662 - notizie fino al 1700)
Datazione1680 - 1695
SupportoTela, 40x56,5
InventarioA 275

L'opera appartiene ad una coppia di tele.
Consultare anche Inv. A 279

I “brani” di natura morta, non privi di significati allegorici, costituiscono un’autentica antologia di fiori, frutta e animali, che, espressa con calligrafica verosimiglianza, punta sulla vertigine dell’illusione dove la tecnica pittorica, ormai all’acme della maestria, crea con il colore, la luce e la prospettiva, immagini di vivace e sensuale tattilità.

Le piccole tele esibiscono due tavole imbandite di frutti, ortaggi e fiori: alcuni serviti su un’elegante alzatina, altri su di un vassoio. Le molteplici velature trasparenti restituiscono una freschezza quasi palpitante ai soggetti rappresentati, che risultano oltremodo invitanti grazie alla variegata e studiata tavolozza dell’artista.

Il Volò, appartenente ad una famiglia di pittori specializzati in nature morte, risente da un lato dell’influenza fiamminga nella resa illusionistica di fiori e frutti, e dall’altro della tradizione del Barocco romano nella composizione per piani ravvicinati, atta a coinvolgere più direttamente  l’osservatore.

Descrizione figurativa

Giuseppe Vincenzino Volò, appartenente ad una famiglia di pittori specializzati in nature morte, è autore di una coppia di piccole tele che esibiscono tavole imbandite di frutta, ortaggi e fiori.
Nel primo dei due, pesche e prugne sono collocate sopra ad un'elegante alzatina, mentre le rose, i garofani e l'uva sono adagiate in primo piano. La pennellata è precisa nel descrivere i minuziosi dettagli dei petali, i riflessi sulle gocce d'acqua, le venature delle foglie.
Questa natura morbida e vibrante, che spicca sul fondo scuro, risente sia dell'influenza fiamminga sia del gusto barocco romano.

Descrizione audio

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Cartellini

s.d.1 275 = Maniera fiamminga/ Frutta e fiori; 1949-1950 N.275/ Attribuito a maniera/ fiamminga/ Fiori/ 40x57; 1954 N. 8365; su carta bianca a stampa con inchiostro nero 275; sul telaio, a matita V. Abraam/ Brueghel che ha lavorato/ a Napoli e Roma/ (Heinemann 25.9.63)/ v. anche l’altro

Provenienza

legato Paolina Porto Godi, Vicenza 1825-1831

Inventari

1826: 32. Camera a mattina sopra la corte. Fiori e frutta. Ignoto. Lire 3; 1831: 152. Sala dei portieri. Ignoto. Fiori e frutti. Eredità Porto, n. 4321 del 1826, 88; [post 1834]: 367. Fiammingo. Fruti e fiori, 422; 1854: 422. Fiammingo. Frutti e fiori; [1873]: Stanza Lomazzo, parete III, 48 (46). Ignoto. Fiori e frutta; [oppure] 62 (60). Ignoto. Fiori e frutta; 1873a: c. 3, 53. Fiammingo [scuola aggiunto]. Fiori e frutta; 1902: c. 106, 480 (496). 37. Fiori e Frutta. Tela ad olio. Alto 0.65, largo 0.39. Scuola fiamminga? Guasto. Deperita; 1907: c. 50, (496). Scuola fiamminga. Fiori e frutta. Tela, 0.55x0.39; 1908: 496 (275). Scuola fiamminga. Fiori e frutta (tela, 0.55x0.39). Nel 1908 si trova nella seconda stanza a destra. Nell’inventario di consegna della Pinacoteca al Museo dell’anno 1854 si trova al n. 422: fiammingo, Frutti e fiori. Nel 1826 per legato Paolina Porto Godi pervenne alla Pinacoteca col n. 32 un quadro colle seguenti indicazioni: ignoto, Fiori e frutta; 1910-1912: 275 (281). Numerazione vecchia: 496 numerazione della Commissione d’inchiesta 1908; 480 catalogo 1902; 422 inventario 1854; 32 n. del legato; 275 catalogo 1940; 275 inventario 1950. Provenienza: legato Paolina Porto Godi 1826. Collocazione: sala dei paesaggi. Forma e incorniciatura: rettangolare con cornice dorata. Dimensioni: 0.55x0.39; inventario 1950 0.40x0.57. Materia e colore: tela ad olio. Descrizione: Fiori, frutta e asparagi. Autore: maniera fiamminga; catalogo 1912 maniera fiamminga; catalogo 1940 maniera fiamminga; inventario 1950 attribuito a maniera fiamminga del 600; il maestro Molinari Pradelli pensa sia Giuseppe Vicenzino (vedi lettera 14.6.1963).

Descrizione tecnica

Inventari e cataloghi del primo novecento collegavano i dipinti alla maniera fiamminga, poi brevemente sono stati avvicinati alla scuola napoletana (Barioli, 1972). Interessante notare una comunicazione scritta di Molinari Pradelli (14.06.1963, vedi documentazione archivistica) che proponeva l’attribuzione a Giuseppe Vincenzino, una proposta che più di recente per motivi stilisti è stata avanzata anche dalla scrivente (1997).

Nelle due tele emerge la combinazione del gusto fiammingo, riconoscibile negli effetti di illusionismo dei fiori e della frutta e dello stile barocco italiano, osservabile nel taglio compositivo ravvicinato e coinvolgente, caratteristico del pittore lombardo. L’artista, come afferma Morandotti1 (1989, p. 246) dimostra debiti stilistici nei confronti del barocco romano, specialmente con Mario Nuzzi, detto Mario dei fiori, Karel Vogelaer e Abraham Brueghel. Il profilo artistico e biografico del pittore si è notevolmente arricchito negli ultimi due decenni, inizialmente con l’acquisizione, talvolta anche troppo generosa, di numerosi pezzi soprattutto appartenenti a collezioni private oppure presenti nel mercato antiquario. Uno degli aspetti più importanti che riguarda l’attività del nostro pittore è collegato alle complesse problematiche biografiche della famiglia artistica dei Volò, chiarite solo ultimamente da Vincenzo Caprara (1995). Lo studioso ha infatti scoperto la documentazione relativa alla data di nascita di Giuseppe, la sua discendenza dall’artista Vincenzo Volò (1606-1671), nonché il legame di parentela con le pittrici Giovanna (1655-1680) e Francesca (1657-1700), e anche quello con Margherita Caffi, prima figlia di Vincenzo e sorellastra del nostro. La risistemazione della genealogia familiare ha imposto anche una revisione del catalogo dell’artista, che risultava troppo dilatato.

Un confronto con le opere delle varie personalità della numerosa famiglia di artisti, specializzati in nature morte, ottimamente inseriti nel volume Naturaliter (1998, pp. 63-132), rende possibile confermare la paternità delle due opere considerate a Giuseppe Vicenzino Volò. L’abilità del pittore nella resa dei fiori e delle foglie turgidi e freschi, ottenuti con molteplici velature trasparenti, la varietà della tavolozza e soprattutto la disposizione degli elementi compositivi, organizzata prevalentemente in orizzontale e avvicinata in modo accattivante allo sguardo dello spettatore, non lascia dubbi. Le affinità delle due tele vicentine con la Natura morta con garofani, gelsomini e tralci di vite (collezione privata) firmata dall’artista e con la serie di dipinti con Fiori, uva e gelsomini della Collezione dei principi Borromeo di Milano (Bocchi, in Naturaliter…, 1998, p. 118) risultano del tutto convincenti.

Quest’opera appartiene al percorso: