Sacrificio di Ifigenia
Autore | Attribuito a Cristoforo Menarola |
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Periodo | (Bassano del Grappa 1657 - Vicenza 1731) |
Supporto | Tela, 111x302 |
Inventario | A 1223 |
Autore della scheda | Francesca Lodi |
Provenienza
registrato dal 2003Descrizione tecnica
Il dipinto ferma l’istante in cui Diana sottrae Ifigenia al sacrificio cui era stata destinata, affinchè si levassero i venti favorevoli e la flotta achea potesse muovere dall’Aulide verso Troia. L’episodio centrale della scena, in cui si intrecciano, disposte su linee diagonali, la figura discendente della dea e quella della fanciulla che le protende le braccia, presenta incertezze nel disegno, aspetti non ben risolti. Appaiono relativamente meglio delineate le figure che si assiepano attorno all’ara - si distingue sulla sinistra il re Agamennone, sulla destra l’indovino Calcante -, adattandosi allo spazio mistilineo della tela, rilevate da colori vividi nei primi piani, di vaga ascendenza carpionesca, che si opacizzano in profondità, dove affiora l’imprimitura. Sembrano ravvisabili nel dipinto gli stilemi di Cristoforo Menarola, l’artista bassanese trasferitosi a Vicenza nel nono decennio del XVII secolo, secondo Melchiori allievo di Giambattista Volpato (il profilo biografico di Menarola è in Binotto1, 2001, pp. 851-852). Da Volpato egli avrebbe derivato certi tratti distintivi della sua pittura: “volti paffuti e di un sodo artificiale, occhi allungati, nasi acuti, vesti cartacee, resi con l’estro inventivo di un consunto cliché ”(Rigon, 1981, p. 83), elementi che paiono riscontrabili anche nel Sacrficio di Ifigenia, in cui, peraltro, si riconoscono pure cadenze neoveronesiane.
Affinità stilistiche con due dipinti della sacrestia della chiesa vicentina di San Giuliano, eseguiti intorno al 1724, ricondotti al Menarola da Binotto (1999, pp. 156-157), l’Estasi di san Francesco di Paola al cospetto della Trinità e il Miracolo della moltiplicazione del pane e del vino, affinità rilevabili nella tipologia dei personaggi e nella composizione della scena, indurrebbero a riferire al terzo decennio del settecento anche la tela in esame.