Natura morta con frutta, pappagallo e conigli (Allegoria dell’Autunno)
Autore | Jacob van der Kerckhoven, detto Giacomo da Castello |
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Periodo | (Anversa, 1637 - Venezia, 1712) |
Datazione | 1685 -1712 |
Supporto | Tela, 116x158,5 |
Inventario | A 268 |
Autore della scheda | Mari Pietrogiovanna |
Si tratta di uno dei tanti esempi di quella pittura “di genere” - fatta di scene di battaglia, paesaggi, marine, architetture reali o fantastiche, capricci e nature morte - che decorava gli interni dei palazzi sei-settecentechi e che incontrava il gusto dei collezionisti privati dell’epoca.
Jacob van der Kerckhoven, annoverato tra i più noti specialisti di natura morta attivi sul territorio veneto, raffigura qui, con minuzia e precisione nella resa dei dettagli, una “cascata” di frutta e ortaggi che, partendo dall’angolo superiore destro del dipinto, scende lungo la diagonale che taglia in due la tela. L’artista dipinge i prodotti della terra tipici della stagione autunnale - grappoli d’uva, melograni e zucche -, utilizzando tonalità calde, cromie brune e rossastre, scelte con l’intenzione di rappresentare un’Allegoria dell’Autunno. La luce cristallina proveniente dalla sinistra del dipinto raggela le tinte, rendendole lucenti e vivide. La sapiente impaginazione della composizione, di ascendenza barocca, spartita in modo asimmetrico, è espressione dell’originale percezione spaziale del pittore e del suo innegabile talento.
Al di là della sua apparente semplicità, l’opera si carica di significati reconditi ed enigmatiche allusioni: vi compaiono infatti due timidi conigli e un pappagallo dallo sgargiante piumaggio, figure che simboleggiano la lussuria, mentre i frutti scelti dall’artista sono un evidente richiamo alla fertilità e alla sensualità.
Descrizione figurativa
Questa tela di Jacob van Der Kerckhoven, detto Giacomo da Castello (1637-1712) appartiene alla cosiddetta "pittura di genere", fatta di paesaggi, marine, capricci e nature morte, che decoravano i palazzi dei nobili nel sei-settecento. L'autore, un autentico specialista di natura morta, qui raffigura con straordinario realismo un'autentica "cascata" di frutta ed ortaggi, tipicamente autunnali, vale a dire grappoli d'uva, melograni e zucche, che sembrano scendere in diagonale dall'alto a destra verso il basso a sinistra. Ma non ci sono solo i frutti della terra rappresentati in questa composizione, poiché un pappagallo dallo sgargiante piumaggio sulla sinistra e due teneri coniglietti in basso a destra rimandano a significati allusivi della lussuria, mentre i frutti e gli ortaggi scelti dall'artista ricordano fertilità e sensualità.
Descrizione audio
Cartellini
su carta bianca, a stampa con inchiostro verde MOSTRA/ DEL '600 A VENEZIA/ E NEL VENETO/ VENEZIA 1959/ 175; 2000-2003 A 268/ Jacob Van de Kerckhoven/ detto Giacomo da Castello/ Natura morta con frutta/ pappagallo e conigli/ cm 158x116.
Provenienza
legato Carlo Vicentini Dal Giglio, Vicenza 1834?; dono di Gaetano Thiene e Maddalena Thiene Bollina, Vicenza 1883? (MCVi, Museo, Registri di protocollo, reg. n. 1, prot. n. 13 del 1883, mag. 5, con cui Gian Ettore Bollina “a nome dei nobili fratelli conte Gaetano di Thiene e contessa Maddalena di Thiene maritata Bollina, nipoti ed eredi del defunto conte Teodoro Dal Ferro Fraccanzan offre in dono al civico Museo 4 dipinti che appartenevano al suddetto conte Dal Ferro: due dei quali di soggetto sacro, rappresentanti l’uno un Deposto di croce attribuito a Palma il Giovane, l’altro Maria vergine col Putto e dei santi attribuito a Palma il Vecchio; gli altri due rappresentano volatili e frutta e ritengonsi opere di Giacomo da Castello pittore veneziano”)
Restauri
2007, Alessandra Cottone
Inventari
1834: 330. Giacomo di Castello. Accessori, in tela senza cornice. Autunno. Lire 48; [post1834]: 252. Giacomo da Castello. Autunno, animali e frutta, 318; 1854: 318. Giacomo da Castello. Autunno, animali e frutta; 1902: c. 107, 485 (497). 34. Frutta. Tela ad olio. Alto 1.12, largo 1.45. Giacomo da Castello. Guasto. Deperita. Dato al Museo dagli eredi del conte Teodoro Dal Ferro; 1907: c. 50, (497). Giacomo da Castello, pittore veneziano del 1600, dipinse animali d’ogni maniera che copiava dal naturale, operò sempre in Venezia. Uccelli e frutta. Tela, 1.12x1.45, dato al Museo dagli eredi del conte Teodoro Dal Ferro; 1908: 497 (268). Giacomo da Castello. Uccelli e frutta. (tela, 1.12x1.45). Nel 1908 si trova nella seconda stanza a destra. Nell’inventario di consegna della Pinacoteca al Museo dell’anno 1854 si trova al n. 318: Giacomo da Castello, Autunno, animali e frutta. Quest’ultimo pervenne alla Pinacoteca nel 1834 per legato Vicentini Dal Giglio colle indicazioni: Giacomo da Castello, Autunno, tela senza cornice, 1.05x1.50; 1910-1912: 268 (274). Numerazione vecchia: 497 numerazione della Commissione d’inchiesta 1908; 485 catalogo 1902; 318 inventario 1854; 268 catalogo 1912; 268 catalogo 1940; 268 inventario 1950. Provenienza: legato Vicentini Dal Giglio 1834. Collocazione: sala dei paesaggi. Forma e incorniciatura: rettangolare con cornice di legno. Dimensioni: alto 1.12x1.25; inventario 1950 1.31x1.58. Materia e colore: tela ad olio. Descrizione: Frutta, conigli e un pappagallo. Autore: Giacomo da Castello; catalogo 1912 Giacomo da Castello; catalogo 1940 Giacomo da Castello; inventario 1950 Giacomo da Castello.
Descrizione tecnica
Dubbia appare la provenienza di questo dipinto assegnato dagli inventari museali sia alla donazione di Gaetano e Maddalena Thiene (1883), sia al legato Vicentini Dal Giglio (1834). In entrambi i casi, infatti, compare l’attribuzione a Giacomo da Castello.
La splendida tela è stata registrata con il nome di Giacomo da Castello al suo ingresso in Pinacoteca nel 1834, e tale attribuzione non è mai stata messa in dubbio. La confusione che si è creata ha riguardato piuttosto la sovrapposizione dell’identità dell’artista con quella dell’olandese Jacobus Victor che ha firmato la Natura morta con cacciagione, frutta, ortaggi e un gatto presente sempre nella raccolta vicentina (cat. 263 A 265). La personalità artistiche dei due pittori sono venute profilandosi grazie agli studi degli ultimi due decenni e specialmente Kerckhoven si è distinto per la straordinaria versatilità e capacità di proporre inedite aggregazioni delle varie categorie della natura morta (Craievich, 2001, p. 683).
Jacob van der Kerckhoven, detto Giacomo da Castello è noto anche con il nome Giacomo Cimiterio (Zimiterio, Cemiterio, Semiterio), secondo la traduzione letterale del suo cognome, il pittore è documentato a Venezia dal 1685 al 1712, ma molto probabilmente in precedenza si è recato a Roma (Safarik-Bottari2, 1989, p. 356) e non è da escludere che per breve tempo abbia soggiornato nell’entroterra veneto, vista anche la massiccia presenza di quadri nelle antiche collezioni padovane, vicentine e veronesi.
La tela vicentina diviene dunque il punto focale per il catalogo di un pittore che si qualifica come uno dei più attivi e interessanti specialisti di natura morta nel Veneto. Il dipinto, organizzato secondo una preponderante matrice barocca - che privilegia l’aspetto asimmetrico - esibisce un trionfo di frutta ed ortaggi disposti lungo una parabola che si sviluppa dall’angolo superiore destro a quello inferiore sinistro. La precisa scelta di prodotti autunnali e della tavolozza bruno rossastra è verosimilmente dettata dalla volontà di rappresentare un’Allegoria dell’autunno. Questo è il titolo perfettamente adeguato al dipinto, che tra l’altro veniva registrato come “Autunno, animali e frutta” nell’inventario Vicentini Dal Giglio del 1834. Il quadro manifesta il talento pittorico dell’artista e la sua originale concezione spaziale, lontana dalla preoccupazione di impaginare una sequenza di piani in profondità. L’interesse del pittore si legge in superficie, nella prepotente diagonale che invade la tela, nella pennellata diligente e virtuosa, che non fa distinzione tra rappresentazioni di animali e cose. La materia pittorica risulta lucente e preziosa, di consistenza cristallina. Il quadro acquista quel senso di sospensione immobile che è tipico dell’autore, un pittore coerente, sempre attratto dai toni freddi che in questo caso, obbligato alla logica scelta di una tavolozza calda, sceglie di renderla glaciale inserendo una fonte di luce argentea sulla sinistra. Kerckhoven affronta ancora felicemente la tematica autunnale, utilizzando gli stessi ingredienti, in un dipinto di ubicazione sconosciuta Natura viva con uva, fiori, zucche e volatili (Allegoria dell’Autunno) (Proni, 1998, pp. 456-457) un quadro che pur denunciando intenti assai simili non arriva alla variegata e complessa intensità di quello in esame.
Bibliografia
Ongaro, 1912, p. 94; Delogu, 1930, pp. 77-78; Arslan, 1934, p. 24; Fasolo, 1940, p. 147; Delogu, 1962, p. 172; Donzelli-Pilo, 1967, p. 425; Pallucchini, 1981, p. 327; Ballarin An., 1982, p. 126; Safarik-Bottari2, 1989, p. 355; Schiavo2, 1990, p. 345, cat. 6.16; Miller, 1991, p. 49; Barbieri, 1995, pp. 132-133 (Jacob Victor); Ember, in Rembrandt…, 1995, p. 144; Fantechi, in Splendori…, 1996, p. 200, cat. 68; Pietrogiovanna, in Carlo Cordellina…, 1997, pp. 273-274, cat. 35; Rigoni1, 1997, p. 150; Proni, 1998, p. 457; Villa, in Palazzo Chiericati…, 2004, p. 65.
Esposizioni
Vicenza, 1990, p. 345, cat. 6.16; Passariano, 1996, p. 200, cat. 68; Vicenza, 1997, pp. 273-274, cat. 35.