Enea reso immortale da Venere

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AutoreLuca Giordano
Periodo(Napoli 1634 - 1705)
Datazione1674 o 1685
SupportoTela, 258x314
InventarioA 208
Autore della schedaRuggero Rugolo

Il tema del dipinto è tratto da un passo delle Metamorfosi di Ovidio (XIV, 597-608), dove si descrive il vecchissimo Enea sostenuto da cinque ninfe e confortato dalla madre Venere la quale, domandato il permesso a Giove di renderlo immortale, ingiunge al fiume Numico di lavar via tutto quello che di umano vi è nel figlio, quindi, discesa su di un cocchio dal cielo, da una preziosa brocca versa tra le labbra dell’eroe virgiliano l’ambrosia che lo renderà immortale. La scena si svolge infatti in un paesaggio fluviale con la personificazione del dio Numico in primo piano a sinistra a presiedere all’evento come genius loci.

La composizione risulta particolarmente felice, con le figure disposte ai lati quali quinte scenografiche di una fuga prospettica, che s’apre al centro verso uno sfondo di acquitrini e montagne. Giordano aveva realizzato una prima versione del tema in un dipinto ora conservato nella Galleria del Castello di Schleissheim in Germania (inv. 1757).

Rispetto al prototipo tedesco, invece, la materia pittorica appare qui più tersa e levigata, oramai completamente depurata dagli ultimi residui dell’influsso riberesco e pienamente immersa nell’acceso colorismo della pittura di Pietro da Cortona.

Descrizione figurativa

Ad un vecchissimo Enea, sostenuto da cinque ninfe, la madre, Venere, versa da una brocca tra le sue labbra socchiuse l'ambrosia, il liquore degli dei che rende immortali, dopo averne ottenuto il permesso da Giove. Questo episodio tratto dalle metamorfosi di Ovidio viene qui ben rappresentato da Luca Giordano, che lo ambienta in un paesaggio fluviale, in cui le figure, Venere, le ninfe e la personificazione del dio Numico, sono disposte ai lati come delle quinte teatrali, e suggeriscono allo spettatore di concentrare l'attenzione al centro, per seguire una fuga prospettica verso lo sfondo di acquitrini e montagne.

Descrizione audio

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Provenienza

legato Paolina Porto Godi, Vicenza 1825-1831

Restauri

2012, Valentina Piovan

Inventari

1826: 24. Camera a mattina sopra il Corso. Quadro grande allegorico. Giordano. Lire 200; 1831: 56. Stanza detta delle Commissarie. Luca Giordano. Quadro grande allegorico. Galleria Porto, n. 4321 del 1826, 24; [post 1834]: 47. Luca Giordano. Ulisse estratto dal mare dalle Sirene, 129; 1854: 129. 3.10. 3.65. Luca Giordano. Ulisse salvato dalle Sirene; [1873]: Sala, parete della porta principale della sala, 40 (39). Luca Giordano nato 1632, morto 1704. Ulisse salvato dalle Sirene; 1873a: c. 1, 40. Luca Giordano. Ulisse salvato dalle Sirene; 1902: c. 11, 53 (46). 46. Ulisse salvato dalle Sirene. Tela ad olio. Alto 2.40, largo 3.20. Luca Giordano. Male teso e un poco guasto. Rotta; 1907: c. 5, 46 (46). Luca Giordano. Ulisse e le Sirene [corretto su salvato dalle Sirene]. Tela, 2.40x3.20; 1908: 46 (208). Luca Giordano. Ulisse e le Sirene (tela, 2.40x3.20). Nel 1908 si trova in sala. Nel 1873 si trovava in sala al n. 40. Nel catalogo a stampa del Magrini dell’anno 1855 si trova nella seconda stanza a mezzodì al n. 3. Nell’inventario di consegna della Pinacoteca al Museo dell’anno 1854 porta il n. 129 e le dimensioni: 3.10x3.65. Pervenne alla Pinacoteca nel 1826 per legato Paolina Porto Godi col n. 24 e le indicazioni: Luca Giordano, Quadro grande allegorico; 1910-1912: 208 (212). Numerazione vecchia: 46 numerazione Commissione d’inchiesta 1908; 53 catalogo 1902; 40 catalogo 1873; 3 Magrini catalogo a stampa 1855; 129 inventario di consegna 1854; 24 n. del legato 1826; 208 catalogo 1912; 208 catalogo 1940; 208 inventario 1950. Provenienza: legato Paolina Porto Godi. Collocazione: II sala degli italiani. Forma e incorniciatura: rettangolare con cornice dorata. Dimensioni: alto m 2.40, largo m 3.20; inventario 1950 2.58x3.14. Materia e colore: tela ad olio. Descrizione: Ulisse e le Sirene. Autore: Luca Giordano; catalogo 1912 Luca Giordano, detto fa presto; catalogo 1940 Luca Giordano; inventario 1950 Luca Giordano.

Descrizione tecnica

Nessuno, fin da quando entra a far parte delle collezioni civiche nel 1831, ha mai posto in discussione l’autografia di questo dipinto. L’identificazione del soggetto rimane invece vaga: “Quadro grande allegorico”. Nell’inventario del 1834 è riconosciuto come “Ulisse estratto dal mare dalle Sirene”, e questa intitolazione, con poche varianti, resterà valida negli inventari successivi. In quello del 1907 si corregge in “Ulisse e le Sirene”, per diventare “Ulisse confortato dalle ninfe” nell’inventario del 1950. E così lo intitola ancora Barbieri nel 1995. Il tema è in realtà tratto da un passo delle Metamorfosi di Ovidio (XIV, 597-608) (Ferrari-Scavizzi, 1966, II; Ferrari-Scavizzi, 1992, I; Ruggiero, 2001). Vi si descrive il vecchissimo Enea sostenuto da cinque ninfe e confortato dalla madre Venere la quale, domandato il permesso a Giove di renderlo immortale, ingiunge al fiume Numico di lavar via tutto quello che di umano vi è nel figlio, quindi, discesa su di un cocchio dal cielo, da una preziosa brocca versa tra le labbra dell’eroe virgiliano l’ambrosia che lo renderà immortale. La scena si svolge infatti in un paesaggio fluviale con la personificazione del dio Numico in primo piano a sinistra a presiedere all’evento come genius loci. Perciò, il titolo più corretto è senza dubbio Enea reso immortale da Venere (Ruggiero-Prohaska, 2001).

La composizione risulta particolarmente felice, con le figure disposte ai lati quali quinte scenografiche di una fuga prospettica, che s’apre al centro verso uno sfondo di acquitrini e montagne. Si tratta di copia autografa da un originale conservato nella Galleria del Castello di Schleissheim in Germania (inv. 1757) databile alla metà del nono decennio del seicento (Ferrari-Scavizzi, 1992, I, p. 316, cat. A394 a-b). Rispetto al prototipo tedesco, invece, la materia pittorica appare qui più tersa e levigata, oramai completamente depurata dagli ultimi residui dell’influsso riberesco e pienamente immersa nell’acceso colorismo della pittura di Pietro da Cortona. Se si accetta dunque l’ipotesi che la fa dipendere dal prototipo di Schleissheim, la tela deve essere collocata al 1685 o, comunque, nella seconda metà degli anni ottanta del seicento. Secondo Barbieri (1995) invece l’opera sarebbe da ancorare al 1674, ravvisandovi “nuove aderenze, dal Mazzoni a Pietro Liberi, dal Langetti allo Zanchi”.

Esiste inoltre un esemplare di più ridotte dimensioni nelle collezioni del Salzburger Barockmuseum in Austria (inv. 14), forse replica modesta (Ferrari-Scavizzi, 1992, I), o forse vero e proprio bozzetto del prototipo tedesco (Ruggiero-Prohaska 2001).

Bibliografia

Magrini 1855, p. 58, n. 3; Formenton, 1867, pp. 939-940; Ongaro, 1912, p. 82; Arslan, 1934, pp. 12, 22; Fasolo, 1940, p. 116; Museo Civico…, 1949, p. 8, cat. 208; Barbieri2, 1952, p. 15; Magagnato, 1953, p. 180; Barbieri-Magagnato, 1956, p. 180; Pilo, in La pittura…, 1959, p. 97, cat. 152; Barbieri, 1962, II, p. 81; Meloni Trkuja, 1972, pp. 29, 48-49, nota 17; Pallucchini, 1981, p. 242; Ballarin An., 1982, p. 190; Ferrari-Scavizzi, 1992, I, p. 317; Barbieri, 1995, p. 110; Ruggiero-Prohaska, in Luca Giordano 1634-1705…, 2001, p. 282, cat. 87a; Villa, in Palazzo Chiericati…, 2004, pp. 56-57..

Esposizioni

Napoli, 2001, p. 282, cat. 87a.