Trionfo di Bacco
Autore | Giulio Carpioni |
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Periodo | (Venezia 1613 circa - Vicenza 1678) |
Datazione | 1670 - 1675 |
Supporto | Tela, 165,2x130 |
Inventario | A 94 |
Autore della scheda | Fabrizio Magani |

Cartellini
1949-1950 N. 94/ Giulio Carpioni/ Baccanale/ 165x129; 1954 8250; su carta bianca, a stampa con inchiostro nero INTERLINEA/ FINE ART PACKERS/ F.114/ TITOLO DELL’OPERA “TRIONFO DI BACCO”/ DI G. CARPIONI/ EX CIVICI MUSEI VICENZA; su carta bianca, a stampa con inchiostro nero 94
Provenienza
legato Carlo Vicentini Dal Giglio, Vicenza 1834
Restauri
1911, Franco Steffanoni; 1985, Alessandra Cottone
Inventari
1834: 277. Da Carpioni. Baccanali, in tela senza cornice. Lire 24; [post 1834]: 281. Carpioni. Gran baccanale, 455; 1854: 455. Carpioni. Gran baccanale; [1873]: Sala, parete delle finestre, opposta a quella del principale ingresso. 26. Carpioni Giulio nato 1611, morto 1674. Baccanale; 1873a: c. 1, 26. Giulio Carpioni nato 1611, morto 1674. Baccanale; 1902: c. 134, (366). Baccanale (Trionfo di Bacco). Tela ad olio. Giulio Carpioni. Alto 1.65, largo 1.30. Buono. Era in granaio; 1908: 366 (94). Giulio Carpioni. Baccanale (tela, 1.65x1.30). Nel 1908 si trova sulla scala di accesso al Museo Fantoni. Nel 1873 si trovava in sala al n. 26. Nel catalogo a stampa del Magrini dell’anno 1855 si trova nella prima stanza a mattina col n. 22. Nell’inventario di consegna della Pinacoteca al Museo nell’anno 1854 porta il n. 455 col titolo Gran baccanale. Pervenne alla Pinacoteca nel 1834 per legato Vicentini Dal Giglio col n. 277 e le indicazioni copia dal Carpioni, Baccanale, tela senza cornice, 1.70x1.30; 1910-1912: 94. Numerazione vecchia: 366 della numerazione Commissione d’inchiesta 1908; 26 catalogo 1873; 22 Magrini catalogo a stampa 1855; 455 inventario della Pinacoteca 1854; 277 n. del legato 1834; 94 catalogo 1912; 94 catalogo 1940; 94 inventario 1950. Provenienza: legato Vicentini Dal Giglio 1834. Collocazione: sala dei settecenteschi veneti. Forma e incorniciatura: rettangolare senza cornice. Dimensioni: 1.65x1.30; inventario 1950 1.65x1.29. Materia e colore: tela ad olio. Conservazione: restaurato da Franco Steffenoni nel 1911. Descrizione: Baccanale, Trionfo di Bacco. Autore: Giulio Carpioni; catalogo 1912 Giulio Carpioni; catalogo 1940 Giulio Carpioni; inventario 1950 Giulio Carpioni.
Descrizione tecnica
È quasi certo che il dipinto corrisponda al Baccanale menzionato nell’inventario della collezione Cordellina, reso noto da Remo Schiavo (1982). L’opera è pervenuta al Museo tramite il legato di Carlo Vicentini Dal Giglio con un tiepido riferimento a copia “da Carpioni”, ma rivalutata in tempi più recenti quale autografo del pittore di origine veneziana. Evidentemente lo stato di conservazione del quadro, che i restauri del 1911 e del 1985 non sono riusciti a riportare alla freschezza originaria già compromessa, ha indotto a qualche riserva su una decisa paternità. È senz’altro possibile confermarla, poiché il dipinto manifesta la natura schiettamente carpionesca dello stile, quella tipica maniera che si impernia sulle riconoscibili fisionomie sgarbate dei volti, collocabile nella tarda maturità dell’artista, verso la metà del settimo decennio.
Il dipinto riassume il repertorio per il quale Carpioni era divenuto famoso durante il lungo periodo trascorso a Vicenza: le Storie di Bacco decifrate nei diversi momenti di un’avventura pagana che incontrava la sensibilità del collezionismo seicentesco, propenso ad avvicinarsi a tale tematica dai chiari accenti nordici. L’artista aveva di fronte a sé gli orizzonti di un classicismo che spaziava sul terreno di suggestioni emiliane, da Reni all’Albani, probabilmente recepite attraverso la lezione di Nicolas Regnier a Venezia, in grado di aggregare lo spunto caravaggesco sottratto da ogni eccesso naturalistico - già in passato ravvisato in Carpioni dall’occhio di Roberto Longhi - alla cifra disegnativa di derivazione bolognese.
Il maestro in più giunge al cuore neotizianesco nelle redazioni dei Baccanali attraverso i modi del Padovanino, il primo maestro cui si era avvicinato che aveva replicato i celebri esemplari del cadorino dipinti per Alfonso d’Este. Tale tematica di genere, che si armonizza all’ispirazione classicista e neorinascimentale senza per questo astenersi da significati erotici, si diffonde nel corso del Seicento e nel secolo successivo, con interessanti richiami alle invenzioni di Carpioni di cui è dunque possibile tracciare un fortunato bilancio nelle citazioni di Johann Heiss, Antonio Bellucci e Sebastiano Ricci (Magani, in Carlo Cordellina…, 1997, p. 257).
Nel dipinto vicentino, da accompagnare alle analoghe e contemporanee versioni dello Staedel Institut di Francoforte e delle Gallerie dell’Accademia di Venezia, il Bacco ebbro sostenuto a fatica da Fauni e Ancelle seguiti da una donna con cembali che, secondo l’Iconologia di Cesare Ripa, dovrebbe alludere alla personificazione della follia. Il vino sembra non bastare mai al dio che cavalca un asino simbolo dell’ignoranza, anch’esso trascinato a forza, quasi ad aprire la strada al corteo dove compaiono la pantera e il leopardo, in allusione all’inganno e alla libidine.
Biliografia: Magrini, 1855, p. 58, n. 22; Ongaro, 1912, p. 49; Rumor, 1914, p. 139; Fioccox, 1929, p. 35; Arslan, 1934, pp. 9, 17; Fasolo, 1940, p. 108; Pilo1, 1961, p. 112; Barbieri1, 1962, p. 50; Schiavo, 1975, p. 36; Pallucchini, 1981, p. 210; Ballarin An., 1982, p. 158; Schiavo 1982, pp. 42-43; Binotto, 1989, p. 193; Schiavo2, 1990, p. 344; Barbieri, 1995, p. 101; Magani, in Carlo Cordellina…, 1997, pp. 256-257, cat. 6; Pietrogiovanna, in Capolavori…, 1998, p. 92, cat. 35; Binotto, 2000, p. 287; Villa, in Palazzo Chiericati…, 2004, p. 22.
Esposizioni
Vicenza, 1997, pp. 256-257, cat. 6; Kiev, 1998, p. 92, cat. 35.