Santa Maria Maddalena leggente
Autore | Carlo Saraceni |
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Periodo | (Venezia 1579 - Venezia 1620) |
Datazione | 1614 - 1618 |
Supporto | Tela, cm 101x79 |
Inventario | A 205 |
Autore della scheda | Vincenzo Mancini |
Carlo Saraceni dipinse in questa tela - giunta in Museo nel 1864 - una delle numerose varianti dell’iconografia di santa Maria Maddalena. La scena è dominata dalla figura della donna che, con il capo reclinato verso il basso, fissa lo sguardo intento e concentrato sulle pagine aperte di un libro, probabilmente un testo sacro, sostenuto, quasi fosse una sorta di leggio, da un teschio. Il volto della santa dall’espressione seria e pensosa è incorniciato dai lunghi capelli neri, mentre il capo è circondato dall’aureola simbolo della santità.
Costituisce una vera e propria novità, nell’ambito della tradizione figurativa veneta, la relazione tra la figura severa e composta della santa e la rustica ambientazione paesaggistica: il busto della Maddalena, colto di trequarti, si staglia sullo sfondo di un cielo azzurro, solcato dalle nubi e delimitato sulla sinistra da uno sperone roccioso da cui pende una lucerna. Le sue braccia poggiano su una nuda tavola di legno grezzo, accanto al crocifisso e alla sferza penitenziale.
Gli studiati effetti di luce e ombra su cui è giocata l’intera composizione danno testimonianza della grande abilità e perizia del maestro veneziano, che era entrato in contatto con i discepoli e i sostenitori di Caravaggio durante il suo giovanile soggiorno romano, rimanendo comunque sempre legato al classicismo del Cavalier d’Arpino e che, a Venezia, aveva avuto modo di assimilare e rielaborare il cromatismo proprio della pittura veneta.
Descrizione figurativa
Questa tela rappresenta una novità nell'ambito della tradizione figurativa veneta, per il fatto che convivono assieme la severa figura della santa ed una rustica ambientazione paesaggistica. La santa è raffigurata con il busto posto di tre quarti, con una spalla e l'inizio del seno candidi in piena luce. Lo sfondo dal cielo azzurro è percorso da grosse nubi, delimitato a sinistra da uno sperone roccioso su cui pende una lanterna spenta poichè è giorno. Sicuramente illuminerà a sera un tavolo grezzo, in cui, poggiato su di un teschio, è aperto un libro su cui la santa sta meditando, le mani poggiate su un crocefisso ed una sferza penitenziale. Caravaggesco è il contrasto tra le bianchissime carni della santa e lo sfondo scuro del paesaggio.
Descrizione audio
Cartellini
s.d.1 N.44; 1946 24906; 1954 8175; su carta bianca, a stampa con inchiostro nero 205; sul telaio, in alto a matita B31
Provenienza
dono Carlo Balzafiori, Vicenza 1864 (MCVi, Museo, Doni, fasc. “Catalogo generale degli oggetti donati al civico Museo dall’avvocato Carlo Balzafiori”, p. 23 “II. Dipinto ad olio del Guercino rappresentante la Maddalena”)
Restauri
1986, Antonio Bigolin
Inventari
[1873]: Stanza di Pio VI, prima stanza a tramontana, parete a destra dello ingresso, 5. Guercino Barbieri Giovan Francesco nato 1590, morto 1666. Maria Maddalena; 1873a: c. 4, 5. Guercino nato 1590, morto 1666. Santa Maria Maddalena; 1902: c. 19, 84 (78). 77. Santa Maria Maddalena. Tela ad olio. Alto 1, largo 0.75. Copia da un quadro delle Regie Gallerie di Venezia portante il n. 662 [corretto su Guercino]. Buono. Buona. Dono dell’avvocato Carlo Balzafiori 1868. Nota del prof. P. Paoletti; 1907: c. 9, 77 (78). Copia da un quadro del Guercino, ricordata anche da un quadro della Regia Galleria di Venezia (n. 662). Santa Maria Maddalena. Tela, 1.00x0.75. Dono dell’avvocato Carlo Balzafiori 1868 [depennato nota del professore P. Paoletti]; 1908: 78 (205). Copia dal Guercino. Santa Maria Maddalena, è la copia del quadro n. 662 delle Regie Gallerie di Venezia (tela, 1.00x0.75). Nel 1908 si trova nella prima stanza a sinistra. Nel 1873 si trovava nella stanza del re al n. 5. Pervenne al Museo nel 1864 per dono dell’avvocato Carlo Balzafiori colle indicazioni: Guercino, Una Maddalena; 1910-1912: 205 (209). Numerazione vecchia: 78 numerazione della Commissione d’inchiesta 1908; 84 catalogo 1902; 205 catalogo 1912; 205 catalogo 1940; 205 inventario 1950. Provenienza: dono dell’avvocato Carlo Balzafiori. Collocazione: II sala degli italiani. Forma e incorniciatura: rettangolare con cornice. Dimensioni: 1.00x0.75; inventario 1950 1.00x0.80. Materia e colore: tela ad olio. Confronti: confronta un quadro eguale nelle Regie Gallerie di Venezia probabilmente copia del nostro. Descrizione: Santa Maria Maddalena. Autore: scuola bolognese; catalogo 1912 scuola bolognese; catalogo 1940 Carlo Saraceni; inventario 1950 Carlo Saraceni (attribuzione di G. Fiocco).
Descrizione tecnica
L’attribuzione a Guercino o alla scuola bolognese ha resistito negli inventari del Museo fino a quando Porcella (1929, p. 388) non ha proposto di identificare l’opera con la Maddalena in penitenza di “Carlo venetiano” presente un tempo nella collezione Gualdo a Vicenza: “una Santa Maddalena in penitenza tanto eccellente che in Padova et in Vicenza da più pittori et ad istanza di diversi signori è stato copiato come cosa preggiata” (Gualdo, jr. 1650, p. 90). Nonostante il vuoto di notizie fino all’ingresso del quadro nel Museo nel 1864, il collegamento è accolto senza incertezze dagli studiosi successivi, cosicché l’opera è entrata stabilmente nel catalogo del veneziano con la provenienza da “Cha’ Gualdo”. Forse ignorando la precisazione dello stesso Gualdo nella Raccolta delle iscrizioni in merito alla cronologia del quadro - “fu fatt(o) in Roma del 1614” (Gualdo jr., 1650, p. 90, nota 2) - Porcella aveva inserito il dipinto nell’estremo soggiorno veneziano del pittore tra 1619 e 1620. Una datazione avanzata ribadisce Ottani Cavina sia per il dipinto di Vicenza, sia per la replica autografa presso l’Accademia di Venezia, proveniente dalla collezione Contarini (Moschini Marconi, 1970), che, in precedenza, Fiocco aveva collegato a quella vicentina. Alla cronologia più antica indicata da Gualdo ritorna invece Fantelli, favorevole ad una sua esecuzione a Roma sulla metà del primo decennio, in anticipo sulla più tarda replica veneziana. Di recente Ottani Cavina ha resa nota una terza versione su rame del soggetto come un autografo appartenente ancora alla estrema fase veneziana caratterizza da “un’intonazione più giorgionesca” (Ottani Cavina, 1990, p. 166). L’aggiunta rischia però di tradursi in una conferma della datazione sul 1614 offerta da Gualdo, in quanto il rame non sembra essere mai uscito dal circuito collezionistico romano (Aurigemma, 1992). Il modo di stagliare il busto della Maddalena su uno sfondo di cielo aperto e luminoso (con sensibilità veneziana forse rinvigorita dalla visione del Bacco di Tiziano in mano all’Aldobrandini) si rivede, ad esempio, nella Predica di san Raimondo per la chiesa dell’Addolorata a Roma. La fortuna di questa iconografia presso estimatori e collezionisti del pittore, consiglia una certa cautela nell’identificazione di un’opera in mano a Gualdo con quella vicentina, senza storia collezionistica prima della fine dell’ottocento. Al di là della precisa identità della versione posseduta da Gualdo, va detto che questa, nel 1619, seguiva il suo proprietario, reduce da tre anni di vita nella città papale, non a Vicenza ma a Padova, dove il vicentino faceva ritorno per riprendere gli studi legali (Puppi, 1972, p. XXVI, p. 73). Qui il dipinto non poteva non diventare un’attrazione nel giro di amatori d’arte e artisti in rapporto amicale con il Gualdo. A impressionare era certo la raffinata orchestrazione luministica. Ma una novità non meno rilevante nel Veneto doveva risultare il gioco tra la severa e composta figura e l’ambientazione, realisticamente caratterizzata dal rustico tavolaccio spinto sul davanti dalla prospettiva diagonale. La Maddalena era certamente tra le opere in grado di catturare l’attenzione del giovane Padovanino (in contatto con Gualdo): anche se la sensazione è che Varotari avrebbe potuto già in precedenza incontrare il dipinto a Roma durante un suo primo soggiorno nella città papale da ipotizzarsi anteriore al 1618.
Bibliografia
Ciscato, 1870, p. 87 (Guercino); Franceschini, 1910, p. 433; (Guercino); Ongaro, 1912, p. 82 (scuola bolognese); Fiocco2, 1929, p. 18; Porcella, 1929, pp. 388-390; Fasolo, 1940, p. 146; Magagnato2, 1949, II, p. ???; Magagnato, in Barbieri-Cevese-Magagnato, 1953, p. 177 (attribuito a Carlo Saraceni); Barbieri-Magagnato, 1956, p. 177 (attribuito a Carlo Saraceni); Barbieri1, 1962, pp. 226-228; Ivanoff2, 1964, p. 177; Ottani Cavina, 1968, pp. 123-124; Moschini Marconi, 1970, pp. 92-93; Puppi 1972, pp. 73-90; Pallucchini, 1981, I, p. 96; Fantelli, in Museo…, 1986, p. 136, cat. B31; Aurigemma, 1992, p. 290; Barbieri, 1995, p. 102; Villa, in Palazzo Chiericati…, 2004, p. 44.
Esposizioni
Vicenza, 1986, p. 136, cat. B31.; 2014 Galleriae dell'Accademia, Venezia.