Sant'Alberto degli Abati da Trapani

Ricerca opere

AutoreCostantino Pasqualotto, detto il Costantini
Periodo(Vicenza 1681 - 1755)
Supportotela 180,5x149
InventarioA 1219
Autore della schedaFrancesca Lodi

Il dipinto raffigura sant'Alberto degli Abati da Trapani (secolo XIII - 7 agosto 1307), uno dei primi santi venerati nell'Ordine carmelitano, del quale più tardi fu anche considerato patrono e protettore. Il santo è rappresentato all'interno di una cappella, che si apre su di un paesaggio, intento nella meditazione del testo sacro: sulla pagina del libro si legge: "Eripe me de inimicis meis" (Salmi, 58, 2 e 142, 9). Lo identificano, insieme con l'abito dei Carmelitani, il giglio posato sui due libri, simbolo della vittoria sui sensi riportata all'inizio della sua vita religiosa, e il diavoletto spaventato, che oscilla appeso ad una lampada: sant'Alberto era infatti invocato anche per esorcizzare gli ossessi (Ruocco, 1961, p. 681).

Se la figura del santo, che domina il dipinto, è resa con discreta abilità - in particolare ne è disegnato con grazia il volto dai lineamenti giovanili -, l'impaginazione prospettica della scena denunzia notevoli incongruenze. Per l'inclinazione del gusto, l'amore del dettaglio, gli accordi cromatici, che lo accomunano a Elia e Eliseo (cat. 394 A 1220), la tela potrebbe essere riferita al Pasqualotto, secondo l'inidcazione di Arslan e Cappiello, rivelando nella consistenza plastica dell'immagine definita da distese campiture di colore l'influenza di Carpioni. D'altra parte le incertezze prospettiche trattengono dal riconoscere interamente il Costantini il dipnto in esame, che potrebbe aver visto l'intervento di un suo collaboratore. Si può ritenere l'opera coeva al dipinto succitato raffigurante Elia e Eliseo e quindi eseguita nel quarto decennio del secolo XVIII, cioè in una fase in cui i legami con la tradizione seicentesca sono ancora evidenti, anche se si percepisce il riverbero delle innovazioni introdotte nel secolo successivo. Arslan (1956, p. 155) segnala il dipinto nella chiesa vicentina di San Rocco, come facente parte di un gruppo insieme con Eliseo ed Elia sul carro di fuoco, ora presso il Museo Civico (IPAI 1220), la Santa Teresa e il Miracolo di un carmelitano: dipinti, questi ultimi, di cui si ignora l'attuale collocazione; tutte e quattro le tele apparterrebbero al Pasqualotto, il quale "partito da spigliate forme paratiepolesche (affresco di san Faustino del 1728), approda qui a una pittura stereotipata e sommaria che materializza il linguaggio tizianesco, affine a un Jacopo Marieschi: certo intorno alla metà del secolo".

Iscrizioni

sul libro ERIPE ME DE JNI:/ MICIS MEIS

Cartellini

sul recto della cornice, etichetta metallica Santo Carmelitano tentato dal demonio. Scuola vic.na I metà del Settecento

Provenienza

Vicenza, convento di San Rocco; deposito degli Istituti Provinciali di Assistenza all’Infanzia, Vicenza 1994 (MCVi, Museo, Depositi esterni, fasc. "Deposito I.P.A.I." contenente l'elenco dei "quadri di proprietà I.P.A.I. presenti in istituto" pervenuti il 23 giugno 1994, al n. 27 si legge "Santo carmelitano tentato")

Restauri

2003, Giuliano Girotto

Bibliografia

Arslan, 1956, p. 155, n. 1059; Cappiello, 1974-1975, pp. 127-128.