Ritratto di Guido Garbinati, 1874

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AutoreGiovanni Busato
Periodo(Vicenza 1806 - 1886)
Datazione1874
Supportotela, 92 × 74
InventarioA 1152
Autore della schedaMargaret Binotto

Cartellini

sul retro, su carta bianca, a stampa: comune di vicenza / Inventario 1938 / n. 19131

Provenienza

dono Emma Garbinati Farsari, Vicenza 1920 (MCVi, Museo, Copialettere, reg. 2, c. 60r, 1920, mar. 9: la Commissione alle cose patrie scrive al signor Vittorio Porta e dichiara di aver ricevuto dalla compianta donatrice: “Ritratto ad olio del signor Guido Garbinati, dipinto da Giovanni Busato”; MCVi, Museo, Verbali, reg. 3, 1920, apr. 18: il presidente comunica che per disposizione testamentaria della signora Emma Garbinati Farsari sono pervenuti al Museo una serie di oggetti tra cui il “ritratto di Guido Garbinati, dipinto di Giovanni Busato”. La Commissione, dichiarando di accettare il dono, delibera di far incidere il nome della signora Farsari nella lapide dei cittadini benefattori del Museo; MCVi, Museo, Registri d’ ingresso, reg. 1, n. 697 del 1917, ago. 20: si elencano gli oggetti donati al Museo civico da Emma Garbinati Fursari [così nel testo])

Inventari

registrato dal 2002

Descrizione tecnica

Nella cappella n. 74 del Cimitero di Vicenza, Emma Farsari Garbinati faceva incidere il seguente epitaffio : “A / Guido D.r Garbinati / Uno dei Mille / Nato 1 Settembre 1837 Morto 1 Marzo 1874 / Oh! / Mio Guido / Che mi amasti tanto / Nel santo nodo che ci univa in terra / Sorridi dal cielo / Alla tua inconsolabile / Emma / Se pria non ti raggiunga / Dove l’amor si eterna” (Rumor, 1887, p. 150). Nella lapide, murata in alto sulla parete di fondo della cappella, in un’edicola a mosaico un angelo esibisce un drappo bianco su cui si legge l’epigrafe. L’immagine è coronata da un frontoncino triangolare, pure decorato a mosaico, alla sommità del quale compare il ritratto frontale di Guido Garbinati, con folti favoriti che si congiungono nella barba fluente, come nella tela in esame. Alla base dell’edicola al centro è raffigurato il simbolo della Trinacria, che richiama l’onorificenza assegnata al garibaldino. La vedova ereditò nel 1898 i beni del fratello fotografo Adolfo Farsari, della cui raccolta di libri fece dono alla Biblioteca Bertoliana nello stesso anno (Residori, 2005, pp. 31-33). Proseguendo nell’usanza di devolvere i propri beni alla comunità cittadina, Emma Garbinati dispose di lasciare alla sua morte, oltre al ritratto del marito, vari oggetti, tra cui un “vaso di argento, lavoro di Luigi Merlo”, l’orafo maestro di Bartolomeo Bongiovanni, “due strumenti di guerra e due medaglie d’argento del signor Garbinati”, probabilmente le due onorificenze che l’eroe garibaldino esibisce nel suo ritratto. Nell’adunanza del Consiglio comunale del 17 marzo 1920, il consigliere Flaminio Anti, a nome della Commissione alle cose patrie, esprimeva “tutta la gratitudine verso la gentildonna Emma Garbinati vedova Farsari la quale, ricordandosi della sua città, [aveva lasciato] in legato al Museo oggetti cospicui per valore e per arte, ai quali ella era particolarmente affezionata, rappresentando essi memorie care di famiglia”. Anti concludeva, dichiarando: “il dono gentile è per ciò doppiamente apprezzabile. Mi auguro che l’atto generoso sia d’incitamento a molti altri a ricordarsi del Museo nelle loro disposizioni di ultime volontà” (Atti del Consiglio Comunale, 1920, pp. 78-79). Nel giornale “Il Corriere di Vicenza” alla data 25 aprile 1874 un anonimo giornalista racconta di essere andato a visitare lo studio del professor Busato per vedere il ritratto “del nostro amico dottor Garbinati, rapito così presto alla famiglia e alla patria”. Segue la descrizione del dipinto che l’autore dell’articolo stima “lavoro egregio né poteva essere diversamente, quando lo ha trattato il pennello del valoroso nostro Busato. Sebbene non abbia avuto sott’occhio se non fotografie e conoscesse punto o poco di persona il povero defunto, il ritratto riuscì splendido per rassomiglianza. Sta seduto, ha in mano un libro, dietro la seggiola di morbido velluto campeggia l’aria, sotto le carni scorre il sangue. È un ritratto pieno di vita e, ahimé ! La vita non è che sulla tela”. Pubblicato per la prima volta nel 2000 come Ritratto maschile (Grandesso), nel 2002 Pranovi e Rigon in questo dipinto identificavano Domenico Cariolato (1835-1910), il più celebre, emblematico e “romantico” dei protagonisti del ‘48 vicentino, arruolato in seguito fra i Mille di Garibaldi (Franzina, 1980, p. 666 n. 87). Nonostante Brandellero (2001-2002), seguita da Marinelli (2003), avesse individuato più correttamente l’identità del personaggio, sulla base dell’articolo del giornale vicentino del 1874 e della ricevuta di accettazione del legato di Emma Garbinati (1920), conservata nell’archivio del Museo civico, il ritratto venne esposto alla mostra vicentina Cinque secoli di volti (2012) di nuovo come Domenico Cariolato. In questo ritratto l’impiego della fotografia consente al pittore di rinnovare la posa e l’illuminazione dell’inquadratura, eliminando le carte da parati degli sfondi o le quinte prospettiche tradizionali e introducendo “un dialogo e un’identificazione nuova col soggetto”, “tagli audaci dei primi piani, effetti di alonatura e di sfocato” (Bordin, 1991, p. 586). Quella stessa alonatura che si vede avvolgere la malinconica Beatrice Salvi Anselmi (cat. 47). La bella testa di Guido Garbinati, con lo “sguardo d’aquila” (Marinelli, 2003b), è adorna di una acconciatura di gran moda fra gli anni sessanta e settanta. Identico taglio di capelli, lunghe basette e baffi altrettanto curati porta Felice Piovene, sindaco di Brendola e deputato al Parlamento per il collegio di Vicenza dal 1892, ritratto da Silvio Della Valentina nel 1869 (Padova, Musei Civici: Poli, 1999, pp. 231-232, cat. 270). Il pittore si sofferma sulle mani ben curate e indugia nella descrizione dei folti e morbidi favoriti che incorniciano il volto dell’illustre garibaldino, ma l’elemento dominante dell’immagine è “la stupenda poltrona rossa, valorizzata dal confronto della sobria cromia dell’abito del personaggio e di quella del fondo, resa con un effetto illusionistico e materico così efficace da richiamare [...] i più intensi esiti della pittura fiamminga” (Marinelli, 2003b). Spiccano sul rever sinistro della giacca due onoreficenze: la medaglia d’argento assegnata ai Mille di Marsala, con il simbolo della Trinacria, e la medaglia commemorativa per le guerre combattute per l’Indipendenza e l’Unità d’Italia.

Bibliografia

Anonimo, in “Il Corriere di Vicenza”, 25 aprile 1874; Atti del Consiglio Comunale. Annata 1920, 1920, pp. 78-79; Grandesso, in Musei Civici di Vicenza, 2000, p. 92, cat. 30 (Ritratto virile); Brandellero, 2001-2002, pp. 64, 224; Pranovi, Rigon, 2002, p. 286 (Domenico Cariolato); Marinelli, 2003b, pp. 293, 316; Zompero, 2010-2011, pp. 114-116; Cinque secoli di volti, 2012, p. 62 (Domenico Cariolato).

Esposizioni

Vicenza 2000, p. 92, cat. 30; Vicenza 2012.