Morte di san Silvestro

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AutoreBattista da Vicenza
Periodo(Vicenza 1375? - 1438)
Datazione1408
SupportoTavola, 32x59
InventarioA 16
Autore della schedaChiara Rigoni

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Le quattro tavolette a fondo oro, di cui rimane ancora oggi sconosciuta la provenienza, sono opera di Battista da Vicenza, primo artista di rilievo nel panorama pittorico vicentino, attivo tra il 1404 e il 1438.

La sua pittura, ancora legata al cosiddetto “gotico internazionale” - un linguaggio ampiamente diffuso in Europa, “caratterizzato dal gusto narrativo, dalla ricchezza decorativa, dall’eleganza percepibile nelle forme sinuose dei corpi, dallo splendore delle vesti” (Villa) -, raggiunge qui esiti particolarmente elevati. La precisione con cui l’artista definisce i particolari architettonici e paesaggistici e i dettagli delle stoffe e degli abiti delle molteplici figure che affollano la ridotta superficie pittorica, conferisce a questi dipinti l’effetto di miniature. La loro preziosità è accentuata dall’accostamento di colori vividi e lucenti a numerose dorature.

Le tavole raffigurano quattro episodi della vita di san Silvestro (identificato in ciascuna scena dalla tiara, dagli abiti pontifici e da un’iscrizione che riporta il suo nome a fianco della figura), narrata da Eusebio di Cesarea. Nel primo il santo, eletto papa nel 314, seduto al fianco dell’imperatore Costantino e della madre Elena, fedele al giudaismo, disputa con alcuni sapienti rabbini di Roma al cospetto di un’incuriosita folla e rende mansueto un indomito toro, convertendo così l’imperatrice al Cristianesimo. La seconda scena, ambientata sotto un’ampia struttura architettonica che simboleggia il Laterano, raffigura il pontefice che battezza l’imperatore Costantino, salvandolo dalla lebbra, alla presenza delle autorità civili e religiose del tempo. Il terzo episodio vede il santo domare il drago che, dalla grotta della rupe Tarpea nei pressi del Campidoglio, minacciava Roma. Nell’ultima tavoletta sono rappresentate le solenni esequie di san Silvestro, che giace sotto un sontuoso baldacchino, mentre la sua anima è condotta in cielo da due angeli alla presenza di una folla partecipe e commossa.

Provenienza

Vicenza, chiesa di San Silvestro?; dono di Giovanni Testa, Vicenza 1853 (vedi campo provenienza cat. 13a)

Restauri

1948, Giuseppe Giovanni Pedrocco; 1988, Corest

Inventari

[1873]: Stanzino antichi, terza stanza a tramontana, parete I, 4-7. Ignoto, scuola giottesca; Giotto nacque secondo Vasari nel 1276 e morì 1337, secondo Baldinucci nacque nel 1266, sono innumerevoli gli scolari che uscirono dalla sua scuola, i quali soli occuparono la storia dell’arte del secolo XVI cioè fino a Masaccio; Giotto Stefano nacque nel 1301, discepolo dell’avo, morì nel 1350, quattordici anni dopo il maestro. Fatti di san Silvestro papa; 1873a: c. 6, 4-7. Scuola giottesca. In tavola. Fatti di san Silvestro papa; 1902: c. 54, 249 (240). 242. Fatti di san Silvestro papa. Tavola a tempera. Alto 0.30, largo 0.60. Battista da Vicenza. Guasto. Deperita. Dono del signor Giovanni Testa; 1907: c. 27, 242 (240). Battista da Vicenza. Fatti di san Silvestro papa. Tavola a tempera, 0.30x0.60. Dono del signor Giovanni Testa; 1908:237 al 240 (13-16). Battista da Vicenza. Fatti di san Silvestro papa (tavole quattro a tempera, 0.30x0.60). Nel 1908 si trovano nella terza stanza a sinistra. Nel 1873 si trovavano nella stanza degli antichi dal n. 4 al 7 colla attribuzione: scuola giottesca. Nel catalogo a stampa del Magrini dell’anno 1855 portano i nn. 8, 14, 48, 57 della prima stanza a tramontana col titolo e attribuzione: antico, Vita di san Silvestro. Pervennero alla Pinacoteca nel 1853 per dono Giovanni Testa; 1910-1912: 16. Numerazione vecchia: 240 numerazione della Commissione d’inchiesta 1908; 249 catalogo 1902; 7 catalogo 1873; 57 Magrini catalogo a stampa 1855, p. 56; 16 catalogo 1912; 16 catalogo 1940; 16 inventario 1950. Provenienza: dono del signor Giovanni Testa 1853. Collocazione: II sala dei vicentini. Forma e incorniciatura: rettangolare con cornice dorata. Dimensioni: 0.30x0.60; inventario 1950 0.32x0.59. Materia e colore: tavola a tempera con dorature. Conservazione e restauri: restauro Pedrocco 1948, semplice pulitura e riverniciatura. Descrizione: Fatti di san Silvestro Papa; Morte di san Silvestro (IV fatto). Data: primo o secondo decennio secolo XV. Autore: Battista da Vicenza; attribuito a scuola giottesca dal catalogo 1873; catalogo 1912 Battista da Vicenza; catalogo 1940 Battista da Vicenza; inventario 1950 Battista da Vicenza; vedi scheda n. 13.

Descrizione tecnica

L'opera appartiene ad un gruppo di quattro tavolette, consultare anche INV. A 13 - A 14 - A 15

Non è nota la provenienza della serie di quattro tavolette con Storie di san Silvestro papa che furono donate al Museo nel 1853 da Giovanni Testa. Arslan (1956) suggerisce l’ipotesi che i quattro piccoli dipinti costituissero in origine la predella di un grande polittico che, visto il soggetto, egli suppone si trovasse in origine sull’altar maggiore della chiesa vicentina di San Silvestro dipendente dall’abbazia benedettina di Nonantola intitolata al medesimo santo. L’ipotesi non è tuttavia confermata dalle fonti riguardanti l’antica chiesa benedettina, soppressa nel 1797, dove Boschini (1676, p. 64) ricorda sull’altar maggiore una pala di Maganza raffigurante Cristo tra la Vergine, san Silvestro e santi, che forse sostituì una tavola precedente.

I dipinti raffigurano quattro celebri episodi della vita del santo tratti dagli Acta Silvestri di Eusebio di Cesarea. Eletto papa nel 314, san Silvestro viene rappresentato in ciascuna scena in vesti pontificali con la tiara sul capo ed è reso ulteriormente riconoscibile dal nome ripetuto a fianco della figura. Il primo episodio è ambientato sotto un’architettura a pianta circolare che simboleggia il Laterano dove le autorità civili sulla destra, e quelle religiose sulla sinistra, assistono all’evento che vede l’imperatore Costantino immerso nella vasca ricevere per mano di Silvestro papa il battesimo che lo monderà dalla lebbra salvandolo. La seconda scena è ambientata in un’elegante aula dove san Silvestro affiancato da Costantino e dalla madre Elena, all’epoca aderente al giudaismo, disputa con i rabbini di Roma ed infine resuscita e ammansisce il toro indomito raffigurato al centro del quadro, portando alla conversione l’imperatrice. Inquadra la terza scena un paesaggio con due montagne separate da una gola a rappresentare la grotta della rupe Tarpea che si ergeva nei pressi del Campidoglio a Roma, qui raffigurata sullo sfondo. L’episodio rappresenta san Silvestro che, alla presenza di una schiera di notabili, sottomette il drago che minacciava la città ponendo un sigillo con il simbolo della croce sulle fauci. Nell’ultimo episodio infine sono rappresentati i solenni funerali di san Silvestro alla presenza di una folla di prelati. Il corpo del santo è disteso sotto un ricco baldacchino decorato con i simboli papali, alla sommità del quale compare l’anima del santo trasportata da angeli.

I dipinti su tavola a fondo oro sono realizzati con grande accuratezza, sia nella definizione dei motivi architettonici e paesaggistici, sia nei ricchissimi dettagli delle stoffe e dei costumi. La preziosità delle scene è accentuata da numerose dorature a missione che definiscono i decori degli abiti e gli elementi metallici quali le corone, le armi e le oreficerie sacre. La presenza dell’oro accostato a colori chiari e brillanti, la straordinaria minuziosità nella resa dei particolari, infine le ridotte misure delle tavole, ove sono raccontati episodi affollati di figure, conferiscono a questi dipinti l’effetto di miniature: una dimensione, questa, che sembra essere particolarmente congeniale all’artista.

Genericamente riferite nel catalogo del 1873 alla scuola giottesca, le quattro tavolette sono attribuite per la prima volta a Battista da Vicenza da Crowe-Cavalcaselle (1887), seguiti da tutta la critica successiva. L’ipotesi è condivisa anche da Barbieri (1962) il quale, pur riconoscendo le innegabili componenti veronesi della cultura di Battista, rileva come nelle tavolette traspaia soprattutto l’influsso della pittura di matrice lagunare e specialmente di Lorenzo Veneziano e Jacobello di Bonomo, riconducendo l’educazione del piccolo maestro entro il ristretto ambito locale. A Vicenza infatti Lorenzo Veneziano aveva lasciato nella cattedrale lo straordinario polittico dei Proti raffigurante la Dormitio Virginis (1366), mentre Jacobello aveva dipinto per la chiesa di San Michele un grande polittico, oggi perduto, con Sant’Orsola (1375). Proprio all’influenza di Jacobello, cui si deve il polittico di sant’Arcangelo di Romagna (1385), e che Coletti riteneva uno degli artisti cui Battista guardò maggiormente (1931, pp. 131-142), Barbieri fa risalire la felice vena narrativa di impronta emiliana che distingue le Storie di san Silvestro dalle monotone sequenze di santi che si susseguono nei polittici del pittore vicentino. In virtù di queste considerazioni lo studioso, riprendendo la proposta di Arslan (1956), è propenso a suggerire una datazione precoce dei dipinti, entro il trecento. Magagnato (1958), che considera le tavolette “tra le opere più significative del piccolo maestro vicentino”, non concorda con questa datazione, ponendo l’accento sulla forte connotazione veronese di questi dipinti, già rilevata da Toesca (1951) e Coletti (1958), e che emerge evidente soprattutto dal confronto con gli affreschi di Martino da Verona in San Fermo. L’ipotesi porta a datare la predella già nel primo decennio del quattrocento, in anni successivi dunque alla decorazione della cappella Maltraversi a San Salvatore di Montecchia di Crosara (1400), dove Battista risulta impegnato accanto a Martino da Verona, suo maestro (Dani, 1971). Segue questa linea Lucco³ (1992) che, nel delineare una più chiara cronologia delle opere di Battista, colloca convincentemente le Storie di san Silvestro tra il polittico di sant’Agostino (1404) e quello di Velo d’Astico (1408). Forse le tavolette vanno avvicinate maggiormente a quest’ultima opera nella quale si avverte “un impercettibile accelerazione in senso gotico” (Avagnina, in Pisanello. I luoghi…, 1996, p. 160) che qui sembra accentuata nella caratterizzazione dei costumi e dei copricapi alla moda, ma anche nell’ambientazione e nelle pose aggraziate delle figure, tra cui spiccano alcuni personaggi di chiaro gusto cortese quali l’elegante falconiere in primo piano sulla destra nella scena raffigurante La disputa di san Silvestro con i rabbini.

Bibliografia

Magrini, 1855, pp. 55-56; Catalogo dei doni…, 1866, p. 5; Crowe-Cavalcaselle, 1887, pp. 216-217; Borenius, 1909, p. 50; Moschetti, 1909, p. 50; Borenius, 1912, p. 207; Ongaro, 1912, p. 24; Van Marle, 1924, p. 108; Bertini, 1930, p. 397; Arslan, 1934, p. 14; Fasolo, 1940, p. 66; Toesca, 1951, pp.793-794; Barbieri, 1952, p. 8; Magagnato, 1953, p. 173; Barbieri, 1954, p. 172; Arslan, 1956, pp. 160-161; Barbieri-Magagnato, 1956, p. 173; Ferretto, 1956-1957, pp. 44-47; Coletti, 1958, p. 244; Magagnato, in Da Altichiero…, 1958, pp. 25-26; Dani¹, 1963, p. 60; Dani², 1961, pp. 7 n.1, 8 n.5; Dani³, 1961,pp. 7-10, 19; Barbieri, 1962, I, pp. 69-73; Bassi, 1965, p. 258; Ballarin An., 1982, p. 56; Cozzi, 1989, I, p. 142; Lucco³, 1992, I, p. 296; Barbieri, 1995, p. 38; Avagnina, in Pisanello. I luoghi…, 1996, p. 160; Villa, 2002, pp. 35-37.

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